Il progetto “MINDSURF” nasce da un’idea della dott.ssa Ilaria Alessandro (Psicologa, Psicoterauta Analista Transazionale, Terapeuta EMDR, Facilitatore Mindfulness e Istruttrice Yoga) ed è un progetto che nasce dalla consapevolezza dell’imprescindibile legame tra mente e corpo.

“Il corpo e la psiche si influenzano a vicenda grazie alle interconnessioni che avvengono attraverso un complesso sistema psico-neuro-immuno-endocrino. Quando questo sistema si autoregola in modo corretto, una volta passato l’evento stressante fisico o psichico che sia (trauma), la reazione psicosomatica si esaurisce e tutto ritorna come prima (…). Quando il meccanismo si inceppa, invece di una normale reazione allo stress, possiamo sviluppare una patologia psicosomatica” (Kiecolt –Glaser, et al., 2002).

Partiamo dal fatto che non esiste un trauma unico: possono essere episodi singoli, continuativi o cumulativi; implicare o meno intenzionalità da parte di altri; avvenire in ogni fase di vita; accadere direttamente all’individuo o essere vissuti in modo vicario o trasmessi generazionalmente. Questo significa che il trauma si definisce tale non solo se eclatante ma anche se percepito dal singolo individuo come disturbante ed invalidante.

Di fondo c’è che le persone traumatizzate continuano a secernere grandi quantità di ormoni dello stress, anche dopo che il pericolo è passato, per cui i circuiti elettrici cerebrali seguitano ad accendersi inutilmente e il sistema di allarme del nostro organismo è in attivazione costante. Indubbiamente questa “immobilizzazione” mantiene il corpo umano in uno stato di shock e fa esperire alla persona un sentimento di impotenza, frustrazione, rabbia, tristezza e paura.

Queste persone sviluppano spesso una sorta di coazione a ripetere: chi ha subito un trauma, infatti, sembra “tornare alla vita” solo nel momento in cui ha la possibilità di parlare del proprio trauma o nel ripetere esperienze forti, deprimendosi laddove non sia possibile farlo. Diventa anche il modo di fare i conti con la noia, ricercando una adrenalina che, seppur malsana, li ha fatti sentire “vivi”.

Di base il trauma ha a che fare con il non essere visti, il non essere rispecchiati e il non sentirsi in sincronia con gli altri (i neuroni specchio ci rendono sensibili alla negatività degli altri, rispondendo alla rabbia altrui con aggressività o essendo contagiati dalla depressione di chi ci sta vicino, ad esempio). Per cui le persone traumatizzate necessitano prima di tutto di sperimentare una situazione di accoglienza senza giudizio e di “carezze”, intese come unità di riconoscimento sociale (Mastromarino, R. & Scoliere, M. (1999). “Introduzione all’analisi transazionale–Il modello 101”, Roma, IFREP).

Potersi sentire al sicuro con le altre persone è forse l’aspetto più importante della salute mentale. Il supporto sociale costituisce la protezione più potente contro la sopraffazione prodotta dallo stress traumatico. E per supporto sociale si intende reciprocità: essere veramente sentiti e visti dalle persone intorno a noi.

In sintesi, il trauma cambia la chimica del cervello della persona e comporta una serie dipensieri continui disfunzionali.

Diventa un dovere prenderci cura delle nostre “ferite dell’anima”. Quindi il presupposto di base è che ogni esperienza che la persona percepisce come frustrante, minacciosa o lesiva di sé può essere considerata un trauma.

Vero è che molte persone trovano conforto all’interno di gruppi in cui possono raccontare la loro esperienza. Ciò allevia il sentimento di bruciore dato dall’isolamento ma raramente questo tipo di “unione” incrementa la flessibilità mentale necessaria ad essere apertia ciò che la vita ha da offrire.

Con questo obiettivo nasce il progetto “MINDSURF”. 

Il progetto vuole offrire all’utenza la possibilità di un processo di cura basato su diversi strumenti voltia costruire una qualità di vitasana e rispettosa di sé e degli altri perché “Vivere è la cosa più bella del mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla di più” (O. Wilde). L’essere umano non riesce a vivere il presente perché tende a lasciarsi schiacciare dal peso del passato e/o del futuro, e nel frattempo il presente fugge via senza che se ne renda conto. Il corpo c’è ma la mente vaga trasportandolo in luoghi e tempi lontani dal qui ed ora.

A tal fine, il progetto “MINDSURF” si articola nei seguenti punti:

  • Gruppo di psicoterapia. Viene scelto come modalità di intervento la psicoterapia di gruppo in quanto il cambiamento che si realizza in questo contesto avviene più rapidamente. Ciò accade perché ogni partecipante del gruppo diventa “specchio” per gli altri e quindi ognuno diventa una risorsa terapeutica in supporto al lavoro del terapeuta, che è comunque sempre presente. Inoltre un gruppo, in cui si sono sviluppate buone relazioni tra i componenti in un’intimità sana e nutritiva, lavora come una famiglia per affrontare insieme i problemi. Attraverso l’ascolto e la partecipazione delle esperienze degli altri e con la guida del terapeuta, ciascun membro del gruppo scopre pertanto la possibilità di essere di sostegno e d’aiuto, fornendo consigli o esperienze, percependosi quindi come “competente” e non più solo come bisognoso. Questo scambio di feedback e risposte con il gruppo e il terapeuta fa sì che ognuno acquisisca la consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche, che è il punto di partenza per il successivo cambiamento. Nel corso della terapia ogni partecipante è quindi portato a riflettere sul proprio stile di comportamento con gli altri, verificando se sia funzionale, oppure se sarà opportuno modificarlo sperimentando all’interno del gruppo modalità di relazione più adeguate. Chiaramente le dinamiche che emergono nel gruppo sono le stesse che ogni individuo è solito vivere nella sua storia personale e nei suoi rapporti interpersonali: il contesto terapeutico consente però di “mettere in scena” le relazioni, i valori, il sistema di comunicazione, le modalità con cui si coopera o si entra in conflitto, così che con la presenza esperta del terapeuta, grazie alla dinamica del gruppo, possono essere riconsiderati e modificati per raggiungere un maggior benessere. Non solo, una modalità di questo tipo va a soddisfare quel bisogno rimasto digiuno di essere visto dall’altro e di appartenere.
  • Terapia E.M.D.R.EMDR significa: “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari” (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), è un approccio psicoterapeutico efficace nel trattamento di una vasta gamma di patologie e disturbi psicologici. I disturbi che spingono il paziente a richiedere una psicoterapia sono causati da informazioni immagazzinate nella memoria (ricordi) in modo disfunzionale. Il terapeuta EMDR, pertanto, non si concentra sul sintomo/evento odierno, ma sul ricordo inteso come informazione male immagazzinata, ottenendo un sollievo dei sintomi come conseguenza del lavoro su ciò che dà loro origine. Tra le informazioni (ricordi) immagazzinate in modo disfunzionale su cui si lavora con l’EMDR ci sono insiemi di immagini, suoni, odori, emozioni e sensazioni, compreso ciò che l’evento ci “insegna” su di noi e sul mondo. Una classe di “ricordi” su cui l’EMDR si concentra in particolar modo è quella delle convinzioni negative che sempre si formano nella nostra mente quando viviamo un evento traumatizzante (per esempio “sono in pericolo“, “sono inadeguato“, “sono impotente“, “sono colpevole“, oppure: “non esisto“, “non sono degno di amore“, ecc.). Quando un evento traumatizzante “insegna” una convinzione negativa, questa rimane concretamente attiva finché il ricordo dell’evento non viene completamente elaborato. È importante, quindi, comprendere le convinzioni negative che inficiano il nostro stato di benessere e non ci permettono di essere spontanei, intimi e consapevoli.
  • Mindfulness. L’attività della mente è intensa e continua e molto spesso, non è collegata alla realtà presente ma si perde in pensieri, paure, aspettative, e tende a rimuginare e a giudicare qualsiasi cosa. Viviamo la maggior parte del nostro tempo con il pilota automatico. La Mindfulness aiuta a sviluppare un pensiero non giudicante, migliora la fiducia e lo stato di benessere (diminuendo i livelli di stress), aumenta l’attenzione sul-presente, migliora la capacità decisionale, diminuisce l’impulsività, sviluppa la capacità di ascolto, accresce l’autostima, migliora la gestione degli stati psicopatologici, riduce il dolore, migliora la funzione immunitaria, migliora le relazioni con gli altri. Per tutti questi aspetti il progetto “MINDSURF” contempla l’apprendimento di strategie di mindfulness che aiutino la persona ad essere sempre più consapevole e pienamente presente nel qui ed ora, a contatto con tutti e cinque i sensi. Ciò diventauno strumento che coadiuva e facilita non solo le relazioni all’interno del gruppo ma la consapevolezza come individuo in relazione a sé e all’altro, determinante anche per l’apprendimento di uno sport quale il surf.
  • Surf. Il Surf non è solo uno sport ma un vero e proprio strumento di conoscenza di sé. L’onda diventa un flusso di energia che ricarica e l’acqua del mare farà scivolare via lo stress, aiutando a ritrovare il connubio con se stessi ed il proprio senso di autoefficacia. Riconoscersi capace di diventare un tutt’uno con la tavola ed imparare a gestire il proprio corpo e le proprie emozioni nell’incontro con l’onda accresce la percezione che si ha di sé come individuo capace e consapevole. Non solo: il surf fa in modo che tutti i cinque sensi siano attivati durante l’attività, in un processo di affidarsi/fidarsi di sé e dell’altro. Continuano, pertanto, ad essere centrali le tematiche della consapevolezza di sé e della relazione con l’altro. Consideriamo, infine, che il trauma, che inficia il nostro stato di benessere ed invalida la percezione di autoefficacia, vive nel corpo e per riuscire a guarire le ferite dell’anima il corpo deve necessariamente essere coinvolto nel trattamento. Il surf (disciplina giù utilizzata a scopo terapeutico all’estero) apre, quindi, una nuova prospettiva. “Le onde che si infrangono in acqua o sulla sabbia sprigionano molecole che liberano ioni negativi. Essi migliorano l’ossigenazione dei tessuti, l’umore, il tono, la qualità del sonno e la concentrazione” (Guillaume Barucq, medico surfista di Biarritz).

“Io credo che la vita abbia un senso. Percepisco dentro di me la voce di questo senso nei momenti in cui sono realmente vivo e perfettamente sveglio” (Il mio credo – H. Hesse).

MODALITÀ OPERATIVA
Il progetto “MINDSURF” si sviluppa in un arco di tempo di 5 mesi e si snoda tra incontri di psicoterapia e mindfulness (una volta a settimana, 1h e 30 min.) e lezioni di surf (due volte al mese).

MODALITÀ OPERATIVA PER AZIENDE
Il progetto “MINDSURF”si sviluppa in 8 incontri per ogni gruppo a cadenza quindicinale, con la lezione di surf compresa. Ogni incontro avrà un focus su una specifica competenza da allenare. Strutturazioni e tempistiche saranno organizzate sulla base della raccolta di informazioni in un primo incontro volto a vagliare la domanda e le necessità individuali.


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